Luca Greco narra le storie di tre popoli, distanti solo geograficamente: la gente saharawi, la popolazione dell’Irlanda del Nord e il popolo palestinese; ne racconta la Storia passata e presente attraverso un viaggio fotografico che riprende i paesaggi, i contesti, ma anche i volti, i gesti quotidiani. Immagini sorrette da parole che attraversano Hebron, Daklha, Belfast e che si propongono di suscitare empatia sì, ma anche coscienza e responsabilità civile. La compassione è il primo passo a cui devono seguire azioni che possono essere, come in questo caso, il desiderio di recarsi sul posto e parlare con le persone che vivono sulla propria pelle i drammi dell’attualità o le conseguenze di un Passato iniquo; organizzarsi per sostenere attivamente le cause dei gruppi che chiedono maggiori diritti; dirigere l’attenzione, anche attraverso l’Educazione e la Cultura verso ciò che accade nel mondo.
Muri e filo spinato circoscrivono l’esistenza dei popoli di cui Luca Greco si occupa con grande sensibilità e una profonda conoscenza; i suoi occhi incrociano quelli di chi a lui si affida per lanciare al mondo un grido – dignitosissimo – per un aiuto concreto e duraturo e una denuncia nei confronti delle diplomazie e delle istituzioni internazionali che restano nella palude dell’indifferenza.
Come scrive Tano D’Amico nell’esergo sul lavoro di Luca: “…Fotografie con cui guarda con occhi sgranati quelli che si oppongono ad uno spietato vento della storia. Le fotografie li sostengono e li rialzano quando cadono…”. Alziamo lo sguardo, se vogliamo ancora credere nell’ Umanità.
Fonte: www. pressenza.com, Alessandra Montesanto, 7/02/2021