La pandemia da Covid-19 ha reso “popolare” il dibattito sulla scienza. Nelle televisioni e sui giornali tutti si appellano alla scienza per dire agli altri quello che debbono fare. E lo fanno anche pensando che scienza significhi “verità”; sempre. E talvolta anche in modo arrogante e violento.
Ma il primo articolo del “Codice della Scienza” forse dovrebbe essere: non demonizzare mai chi pensa diversamente da te; in qualsiasi campo.
Cos’è la scienza? Un tempo la scienza era convinta che la terra fosse al centro dell’universo; lo pensavano tutti gli scienziati del tempo; e solo quel folle di Aristarco di Samo pensava invece che era la Terra ad orbitare intorno al sole. Nessuno gli ha creduto fino a quando Copernico e Galileo non hanno dimostrato che gli scienziati precedenti a loro avevano torto, e quel folle di Aristarco ragione.
Nessuno scienziato si è mai posto il problema della presunzione dell’uomo di essere di una razza estranea alla natura della natura. Poi Darwin ci ha dimostrato che anche l’animale dotato della parola, fa parte della specie degli elefanti e dei cardellini. Ma gli scienziati precedenti pensavano il contrario.
La scienza fino ad oggi era convinta dell’esistenza degli “oggetti”; la teoria dei Quanti sta smontando questa affermazione, dimostrando che niente è permanente, e tutto è relazione in divenire.
Quello che oggi chiamiamo scienza, tra duecento anni potrebbe essere chiamata superstizione: questo dovrebbe essere l’articolo di fede di ogni scienziato. E proprio perché tra “le cose sicure la più sicura è il dubbio” (B. Brecht), il nostro atteggiamento “scientifico” dovrebbe indurci alla tolleranza anche verso quelli che hanno fiducia in una lettura del mondo che noi oggi (e forse solo per oggi) chiamiamo scienza.
Noi siamo dentro una incredibile corrente chiamata tempo. In questa corrente è facile naufragare. La scienza ci offre una ciambellina di salvataggio per tentare di resistere; non ci dice perché siamo caduti dentro questa corrente, e neanche dove ci porta. Ci aiuta a credere a delle verità parziali, molto parziali, rispetto alla condizione di ex-sistenza nella quale si trova ogni uomo; anche se talvolta alcuni scienziati pensano che le loro conoscenze siano l’Assoluto.
La scienza è utile per darmi gli strumenti per andare più velocemente a Roma; ma non mi dice perché ci debbo andare. E’ utilissima per far vincere le guerre, ma non mi dice se è giusto fare la guerra. Mi aiuta a vivere meglio, ma non mi dice niente del senso della vita.
Mi aiuta a sconfiggere i virus che danneggiano l’uomo, ma non si è posta il problema di massacrare la natura e (forse) favorire così anche la reazione dei virus. La scienza ci porta nello spazio , ma è veramente di questo che ha bisogno l’uomo ?
La tecno-scienza è diventata il riferimento assoluto degli uomini, perché gli uomini non si pongono più quella che dovrebbe essere la domanda fondamentale per ogni uomo: che ci faccio qui?
Tino Di Cicco