L’anno nudo

L’ANNO NUDO

di Chiara Marena


”L’anno nudo” scritto da Boris Pilniak nel 1922  mentre si trovava a Berlino non è un libro sulla rivoluzione russa, ma è un libro sulla Russia.

L’anima russa, il richiamo dell’Asia, le influenze delle popolazioni nomadi, quelle della civiltà europea rivivono nella piccola città di Ordinyn con la sua variegata umanità di mercanti, falegnami, cittadini ordinari, servi, poliziotti, poveri stolti, streghe, bolscevichi, monaci, aristocrazia decaduta, brillante e fragile, sprazzi dell’antico splendore misti al dolore, allo smarrimento, alla rabbia del cambiamento operato dalla violenza della rivoluzione socialista.

Il pensiero poetico, il pensiero narrativo e il pensiero dello scrittore si alternano nello specchio narrante dalla fine del Settecento ai primi anni della rivoluzione, tra grigiore e splendore, tra contraddizioni e aneliti, e il sottaciuto  benché alluso orrore delle violenze dei bolscevichi.

Sullo sfondo, il conflitto di civiltà. Il disprezzo per l’Europa considerata decadente perché tecnica, un vicolo cieco inevitabilmente sfociato nella guerra del 1914. E le influenze di tartari, chirghisi, calmucchi, ulani, mordvini, peceneghi.

Lo scrittore si avvale di uno stile nel quale frammenti di pensiero appaiono come squarci improvvisi e periodi già utilizzati vengono ripetuti nel corso del discorso a più riprese a dilatare lo spazio della coscienza.

La Russia si diceva. Ma quale Russia?

La Russia, dici? Ma la Russia è una finzione, un miraggio, perché la Russia è anche il Caucaso, e l’Ucraina, e la Moldavia… La Grande Russia, bisogna dire la Grande Russia, le regioni dell’Oka, del Volga, del Kama!”.

Lo sguardo dello scrittore s’infiamma nelle albe grigie torbide estenuanti, nelle notti torride al suono di un corno di pastore, nei rumori delle assi degli impiantiti, nelle icone della Vergine, nello scorrere delle acque del Volvoga, nella natura immensa e misteriosa, culla di desideri, delitti, confessioni, misteriosamente sovrana, che sovrasta l’umana miseria.

Un romanzo bellissimo e ancora nuovo, nella poesia baluginante di un linguaggio spirituale.

(Chiara Marena)


Un estratto del libro, narrato da Chiara Marena:


Boris Pilniak

(Možajsk, Russia 1894 – 1937 Kommunarka shooting ground, Mosca)

”Sono nato a Možajsk, provincia di Mosca, e porto di me quattro sangui diversi : germanico e un po’ di ebreo da parte di padre, slavo e mongolo (tartaro) da parte di madre. Il mio vero cognome è Wogau. Mio padre, medico veterinario, proviene dai coloni tedeschi del Volga; mia madre è di un’antica famiglia di mercanti di Saratov…” .

Nel 1937 fu arrestato e scomparve misteriosamente senza processo. Il suo corpo riposa nelle Kommunarka Shooting Ground.

(biografia tratta da Edizione Garzanti)

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