di Chiara Marena
Se c’è uno scrittore meno ebreo di tutti gli scrittori ebrei, questo è forse Saul Bellow.
Sebbene ebreo di condizione e di origine, nel radiografare la struttura ossea dell’animo umano, sembrerebbe infatti il meno interessato al fattore contingente di esser figlio di Mosè e non cedere al fascino del popolo eletto. Sembrerebbe dico, perché la Chicago de Le avventure di Augie March, il suo primo grande successo letterario, è comunque costellata di sinagoghe, di ebrei provenienti dagli shtelt europei, di un miscuglio di identità e lingue e di quel micro mondo di personaggi ebraici a cui molti scrittori ebrei di “vocazione ebraica” ci hanno abituato.
Zii giganteschi e zie avvolte in pellicce siberiane, zii proprietari di depositi di carbone, figli in uniforme dell’accademia militare, altri con le iniziali delle squadre di rugby, e tutto il loro intrigante sistema di valori, “dove l’importante è non far loro capire che si è uno schmuck…uno stupido”.
Scampi di commedia umana, dove l’eroe rimane sempre estraneo all’ambiente, che osserva e che filtra attraverso le sue emozioni.
I suoi personaggi sono collocati sempre male sulla scala sociale, in cerca di riscatto personale diventano disperati, dei tipi alla John Garfield per intenderci. Sono fuggitivi, attraversano la grande depressione, la decantata età del jazz, mito letterario di un’intera generazione di scrittori americani.
Sono intelligenti, ma non scaltri, soccombono agli scherzi del destino. Allo stesso tempo risultano accattivanti, eternamente combattuti tra l’istinto di dannazione e l’anelito al Paradiso. Sfortunatamente per loro, la strada per il Paradiso è costellata di guai…
Augie March è un eroe in senso tradizionale, manifesta virtù, bontà, affetto, voglia di riscatto, ma dell’eroe gli manca la caratteristica essenziale: la vittoria. E’ un perdente.
I personaggi del romanzo hanno tutti difetti e virtù, quando sono cattivi non lo sono mai fino in fondo, e quando sono buoni, non lo sono mai fino in fondo. Non sono al passo con i tempi, vanno contro la storia.
Lungo i luoghi narrativi di Saul Bellow, la giovane America, spregiudicata e vivace, perde la sua innocenza, ma gli rimane la forza poetica del ragazzo di fronte al mare.
1 Comment
Un articolo confezionato benissimo. L’ho letto due volte. Mi è piaciuto molto.!!!!!!