La più grande risorsa di una comunità non è il petrolio, non è la tecnologia, non è il commercio e neanche il turismo; la più grande risorsa di una comunità non è neanche l’industria. La più grande risorsa di una comunità è la fiducia.
Perché fiducia significa fondamentalmente fiducia nel bene. Nella disponibilità al bene del tuo vicino di casa, del tuo compagno di lavoro, di chi ha pensieri diversi dai tuoi, di chi è bianco e di chi è nero.
Senza fiducia nel bene non solo è impossibile una comunità e si torna alla tribù (al particulare); ma si torna ancora più indietro: si torna alla soggettività.
Senza fiducia nell’altro, ognuno crede di essere soltanto lui il bene: gli altri stanno commettendo, oppure hanno commesso, o ancora commetteranno sicuramente, qualcosa di male. E allora l’odio, il rancore, l’avversione, saranno l’unico collante tra gli uomini. Un collante che non può durare neanche dal mattino alla sera,perché il diffidente alla fine diffida anche di quelli che diffidano come lui.
Se nel Regno Unito bastano 3.000 leggi per governare il Paese, in Germania 5.500, in Francia 7.000 e in Italia non ne bastano 160.000 a tenere assieme la nostra comunità, forse non dipende dai politici incapaci, forse dipende dal popolo diffidente.
Prima di pensare bene dell’altro, pensiamo male. E poi (qualche volta) andremo a verificare. E più siamo noi ad essere distanti dal bene, più diffidiamo degli altri, perché “chi ladro fa, ladro pensa”.
Molti anni fa dovevo andare con mia moglie in Germania. Precisamente a Tubingen. Tramite internet trovo un Bed e Breakfast per un soggiorno di una settimana. Concordo data e prezzo con il proprietario, il quale mi informa però che quando arriverò a Tubingen, lui sarà in vacanza nelle isole greche. Benissimo dico io, e per le chiavi come faccio? Nessun problema, risponde lui: dentro il primo vaso di gerani a destra della porta , troverai le chiavi. Bene, rispondo ancora:e per pagare ? Nessun problema, prima di andartene lascia i soldi sul tavolo della cucina e chiudi la porta.
Il proprietario del Bed e Breakfast era il vacanza nel mare Egeo, e il PIL tedesco cresceva grazie alla fiducia (fiducia concessa da un cittadino tedesco ad uno sconosciuto cittadino italiano).
Avrei voluto vivere in un mondo dove il si era veramente si, e no era veramente no. Dove gli uomini dicevano quello che pensano, e facevano quello che dicevano. Dove invece delle parole, gli uomini parlassero soltanto con lo sguardo. Dove nessuno avesse bisogno di vantare i suoi meriti, perché sapeva che i suoi meriti li aveva avuti dalla natura, non dal suo libero volere. Avrei voluto vivere in un mondo dove gli uomini non erano ossessionati dal bisogno di vincere ; perché chi cerca di vincere non è ancora sicuro di sé, mentre Gesù, Budda o Francesco di Assisi non avevano cercato la sicurezza vincendo qualcosa dentro il recinto degli uomini, ma accettando la loro irrilevanza dentro il cielo.
Avrei voluto vivere in un mondo dove il valore degli uomini non fosse misurato con il metro sociale. Anzi avrei voluto vivere in un mondo dove il valore degli uomini non fosse misurato in nessun modo.
Un mondo dove nessuno giudicava nessuno: come la natura: dove un pino non rivendica più diritti perché è più alto di un ciliegio; e un ciliegio non si guarda allo specchio ogni mattina per dirsi di essere la pianta più bella del giardino.
Un mondo dove tutti sapessero che nessuno di noi è responsabile di noi; perché è il caso, il destino, la fortuna, a decidere chi deve essere Imperatore del Mondo e chi nessuno. Dove invece di aspettare con ansia il Festival di Sanremo, tutti fossero consapevoli che per ogni uomo nascita e morte sono lo stesso istante, e non dovremmo perdere perciò neanche un momento per diventare qualcuno qui dentro, e dedicarci invece totalmente alla bellezza della luna.
Tino Di Cicco