Per i Greci il tempo non è mai nato; non avrà mai fine. Il tempo era un eterno ritorno su se stesso : come le stagioni. Anche da questa consapevolezza nasceva la “tragedia”.
Il cristianesimo ha capito che se voleva passare dal tempo “tragico” dei Greci, ad una “alleanza” molto conveniente con l’Onnipotente dei cieli, doveva governare il tempo.
Perché il tempo è l’ostacolo più grande all’antropocentrismo; all’idea che l’uomo sia l’alfa e l’omega dell’universo.
E dall’eterno ritorno si è passati perciò ad un tempo rettilineo; un tempo che ha un inizio e una fine, e soprattutto uno scopo.
Il cristianesimo ci ha regalati perciò l’inizio del tempo nel Paradiso Terrestre; ed – inevitabilmente – anche una fine : con l’Apocalisse, con la fine del mondo. E lo scopo che il cristianesimo ha assegnato al tempo è proprio quello di salvarci dal tempo!
Oggi, dopo la “morte di Dio” gli uomini non credono più neanche al Paradiso. Non credono più neanche molto alla versione “laica”, nota col nome di “progresso”.
Ma se il tempo non ha più uno scopo, un indirizzo , una meta, allora gli uomini potrebbero dover convivere nuovamente con la tragicità del tempo. E tutto cambierebbe.
Per evitare questa “tragica” esperienza, stiamo piantando sul tempo, su tutti i giorni dell’anno, tante bandierine che ci somigliano.
Abbiamo così il giorno della memoria e quello dei nonni. il giorno della donna e quello dell’ambiente; il giorno del papà e quello della lotta all’AIDS; il giorno della pace e quello della Nutella;quello della sclerosi multipla e quello della poesia……..
Tutto con la speranza di poter evitare la consapevolezza che il tempo non è “nostro”; il tempo non ha finalità umane; non ci somiglia per niente.
Se diventassimo consapevoli che noi non siamo “padroni” del tempo, perderemmo tutta la nostra arroganza; tutta la boria generata dalla nostra presunta libertà.
Dare un significato umano al tempo , subordinarlo ai nostri “valori”, serve solo a renderci ciechi.
Ma noi abbiamo bisogno di essere ciechi, per paura di vedere nell’abisso del tempo.
Tino Di Cicco