Che cos’è la poesia? Il tentativo di darsi dei fini in un mondo senza alcun fine. È quella intuizione che vede la tragedia del nulla, e nonostante questo non ti fa andare a fondo. È l’ultima possibilità per restare qui dentro, anche quando ti sembra impossibile resistere alla violenza di questo mondo. È la prima parola dell’uomo, quando l’uomo è ancora sospeso tra la meraviglia e lo sgomento. È la più alta forma di resistenza contro la violenza del presente. È l’unica parola che non conosce la differenza tra ragione e menzogna. E’ l’amore che non può rinunciare a credere all’assente.
La poesia non cerca la verità: deve crearla: l’uomo e dio nella poesia sono della stessa sostanza.
La poesia non è la speranza di un altro mondo, ma la certezza che tutto quello che vedi qui dentro è inesistente: la realtà la devi creare tu, col tuo sudore ed il tuo sangue. La devi creare tu anche cambiando il ritmo al tuo respiro; accettando lo spaesamento, la sconfitta, l’irrilevanza.
E quando il mondo l’avrai creato tu, la verità non sarà più la verità, la menzogna non sarà più menzogna, le differenze non saranno più differenze, le uguaglianze non saranno più uguaglianze.
Allora tutto sarà uno, e l’uomo nessuno.
Eppure allora conoscerai la gioia. Perché la gioia esiste veramente solo per chi ha avuto la fortuna di distaccarsi da se stesso, e guardarsi attraverso il nulla.
La più grande perdita per l’uomo non è perdere la sua identità, ma restare attaccato ad essa come se fosse la verità.
E perdere la propria identità è più difficile per il ricco che per il povero; più difficile per chi si crede intelligente, che per chi pensa di essere ignorante; più difficile chi ha potere nella società, che per chi nella società non vale niente; più difficile per chi si crede protetto da un Dio, che per chi lo cerca sempre, senza mai trovarlo.
“Chi vuol salvare la propria anima la perderà”; lo diciamo tutti; lo diciamo sempre, ma rinunciare a se stessi è possibile solo se il destino, la Grazia, la fortuna oppure la natura, hanno deciso di spingerci fuori dalla Caverna per trovare l’assoluto che ci portiamo dentro.
E in tutto questo c’entra la poesia; perché l’altro linguaggio, quello della conoscenza e della ragione, è un linguaggio dell’uomo; ma la poesia è un regalo del dio.
L’amore per la poesia non è una nostra scelta, ma un destino. È la natura che toglie e dà senza alcuna ragione.
E chi ha avuto quel dono, può solo ringraziare. Perché chi ha fatto esperienza del trascendente che siamo, non può arrendersi all’Ego che casualmente ci è capitato di rappresentare.
L’uomo senza l’infinito è soltanto un animale. Diventa dio quando sperimenta che l’esistenza dell’assoluto annulla tutto quello che siamo.
E la parola che più è capace di tenere assieme gli esistenti per farne un cosmo, è quella della poesia. Non perché sia più intelligente, ma perché è quella capace di vivere con più emozione la propria ignoranza.
Perché è proprio la voce dell’emozione più profonda, quella che non riesce a rassegnarsi alle piccole ragioni del giorno.
Sofferente è la parola della poesia, ma anche la più gioiosa; perché mentre soffre la nostra prigionia nel tempo, sperimenta anche la gioia per l’esistenza di qualcosa che esiste al di là del tempo. Qualcosa che rende risibili tutte le gerarchie rispettate qua dentro.
La poesia è la parola di chi non conosce nessuna unità di misura per giudicare gli uomini. È l’alternativa a tutto quello che hai visto, ascoltato, capito.
Bene e male sono la stessa emozione nella poesia. Anche gioia e dolore.
La poesia è il superamento di tutte le contraddizioni. La poesia è più azzurra dell’azzurro del cielo. La poesia è dio.
La poesia è sacra, fin quando l’uomo è capace del sacro; diventa totalmente inutile quando l’uomo misura tutto con i suoi valori.
La poesia è l’inizio e la fine; e in mezzo ci sono le piccole illusioni degli uomini.
Chi non si è mai innamorato dell’amore, difficilmente potrà balbettare come poesia.
Ma chi ne ha fatto esperienza, anche per un solo momento, sa che guardando la luna talvolta abbiamo vissuto un amore molto più grande della persona che siamo. Ed è da quell’amore che nasce la poesia.
La poesia è l’amore che raccorda l’essere al nulla; la nostra fugacità nell’apparente, con l’assoluto
Che cos’è la poesia? Il tentativo di darsi dei fini in un mondo senza alcun fine. È quella intuizione che vede la tragedia del nulla, e nonostante questo non ti fa andare a fondo. È l’ultima possibilità per restare qui dentro, anche quando ti sembra impossibile resistere alla violenza di questo mondo. È la prima parola dell’uomo, quando l’uomo è ancora sospeso tra la meraviglia e lo sgomento. È la più alta forma di resistenza contro la violenza del presente. È l’unica parola che non conosce la differenza tra ragione e menzogna. E’ l’amore che non può rinunciare a credere all’assente.
La poesia non cerca la verità: deve crearla: l’uomo e dio nella poesia sono della stessa sostanza.
La poesia non è la speranza di un altro mondo, ma la certezza che tutto quello che vedi qui dentro è inesistente: la realtà la devi creare tu, col tuo sudore ed il tuo sangue. La devi creare tu anche cambiando il ritmo al tuo respiro; accettando lo spaesamento, la sconfitta, l’irrilevanza.
E quando il mondo l’avrai creato tu, la verità non sarà più la verità, la menzogna non sarà più menzogna, le differenze non saranno più differenze, le uguaglianze non saranno più uguaglianze.
Allora tutto sarà uno, e l’uomo nessuno.
Eppure allora conoscerai la gioia. Perché la gioia esiste veramente solo per chi ha avuto la fortuna di distaccarsi da se stesso, e guardarsi attraverso il nulla.
La più grande perdita per l’uomo non è perdere la sua identità, ma restare attaccato ad essa come se fosse la verità.
E perdere la propria identità è più difficile per il ricco che per il povero; più difficile per chi si crede intelligente, che per chi pensa di essere ignorante; più difficile chi ha potere nella società, che per chi nella società non vale niente; più difficile per chi si crede protetto da un Dio, che per chi lo cerca sempre, senza mai trovarlo.
“Chi vuol salvare la propria anima la perderà”; lo diciamo tutti; lo diciamo sempre, ma rinunciare a se stessi è possibile solo se il destino, la Grazia, la fortuna oppure la natura, hanno deciso di spingerci fuori dalla Caverna per trovare l’assoluto che ci portiamo dentro.
E in tutto questo c’entra la poesia; perché l’altro linguaggio, quello della conoscenza e della ragione, è un linguaggio dell’uomo; ma la poesia è un regalo del dio.
L’amore per la poesia non è una nostra scelta, ma un destino. È la natura che toglie e dà senza alcuna ragione.
E chi ha avuto quel dono, può solo ringraziare. Perché chi ha fatto esperienza del trascendente che siamo, non può arrendersi all’Ego che casualmente ci è capitato di rappresentare.
L’uomo senza l’infinito è soltanto un animale. Diventa dio quando sperimenta che l’esistenza dell’assoluto annulla tutto quello che siamo.
E la parola che più è capace di tenere assieme gli esistenti per farne un cosmo, è quella della poesia. Non perché sia più intelligente, ma perché è quella capace di vivere con più emozione la propria ignoranza.
Perché è proprio la voce dell’emozione più profonda, quella che non riesce a rassegnarsi alle piccole ragioni del giorno.
Sofferente è la parola della poesia, ma anche la più gioiosa; perché mentre soffre la nostra prigionia nel tempo, sperimenta anche la gioia per l’esistenza di qualcosa che esiste al di là del tempo. Qualcosa che rende risibili tutte le gerarchie rispettate qua dentro.
La poesia è la parola di chi non conosce nessuna unità di misura per giudicare gli uomini. È l’alternativa a tutto quello che hai visto, ascoltato, capito.
Bene e male sono la stessa emozione nella poesia. Anche gioia e dolore.
La poesia è il superamento di tutte le contraddizioni. La poesia è più azzurra dell’azzurro del cielo. La poesia è dio.
La poesia è sacra, fin quando l’uomo è capace del sacro; diventa totalmente inutile quando l’uomo misura tutto con i suoi valori.
La poesia è l’inizio e la fine; e in mezzo ci sono le piccole illusioni degli uomini.
Chi non si è mai innamorato dell’amore, difficilmente potrà balbettare come poesia.
Ma chi ne ha fatto esperienza, anche per un solo momento, sa che guardando la luna talvolta abbiamo vissuto un amore molto più grande della persona che siamo. Ed è da quell’amore che nasce la poesia.
La poesia è l’amore che raccorda l’essere al nulla; la nostra fugacità nell’apparente, con l’assoluto che tutti ci portiamo dentro.
Tino Di Cicco