Poveri uomini, costretti da un sondaggio elettorale a capire dov’è la stella polare del bene e del male! Poveri uomini capaci di vedere la bellezza dell’ultimo modello di cellulare, ma incapaci di vedere la bellezza della luna! Poveri uomini convinti che la “libertà” in amore valga più della fedeltà all’amore! Come se il numero fosse diventato l’unico valore capace di darci valore!
Aveva previsto tutto il profeta; e il profeta era Friedrich Nietzsche; parlando della “morte di Dio”, aveva anticipato anche i dettagli di quello che sarebbe successo “nei prossimi duecento/trecento anni”.
Senza il punto di riferimento “trascendente” non saremmo stati capaci di capire più dov’è il nord e dove il sud; dov’è l’alto e dove il basso. Tutto sarebbe diventato fluido: niente più “Essere”, solo Divenire. E la “società liquida” di Z. Bauman non è altro: un disperato tentativo degli umani di trovare un punto fermo in un mondo in cui punti fermi non ci sono.
E noi cerchiamo di interpretare questa “rivoluzione” ontologica con gli strumenti della politica; di una politica ridotta a puro dibattito televisivo. Dibattito in cui i giornalisti si muovono come politici in incognito, e i politici come influencer cogniti. Ma qui non si tratta di politica oppure di sociologia, si tratta di ontologia. È la costituzione dell’uomo che ha bisogno di un punto fermo per non cadere negli abissi del dubbio e della disperazione. E questo punto fermo che l’uomo ha sempre trovato nel “trascendente”, adesso che ci siamo “laicizzati” e il “trascendente è “morto”, lo cerchiamo disperatamente nella società: l’unico “trascendente” che il soggetto è capace di vedere oltre il soggetto.
Ma da quando non siamo più capaci di vedere al di là del sociale, da quando siamo stati abbandonati dall’“eros trascendente”, dentro la Caverna del sociale tutte le differenze sono destinate a scomparire. Gli uomini siamo destinati a diventare tutti simili, se non uguali.
Il centro della Politica è stata sempre la ricerca della Giustizia. Era il tentativo di “correggere” la Natura, con la sua casualità nella distribuzione dei meriti e dei demeriti. Era il bisogno di un cuore che non riusciva a rassegnarsi al caso, e voleva rendere la vita dell’uomo più vicina a quella del dio, e più distante da quella dell’animale.
Non ci crede più nessuno! Soprattutto tra gli eletti. C’è qualcuno che continua a recitare il ruolo, perché sa di poter contare ancora su una rendita di posizione; e chi invece dice apertamente che è finita l’attesa sia del Paradiso, sia di una società comunista in cui saremmo stati tutti uguali.
Non ci crede più nessuno! E le differenze tra gli schieramenti che un tempo erano capaci di portare gli uomini a morire, oggi sanno generare solo lamentele, odio e rancore.
Le differenze “programmatiche” tra la destra e la sinistra sono quasi del tutto azzerate. E quando rimane qualche differenza, bisogna aspettare il giorno dopo per vedere quello che rimane.
Senza più il tanto deriso “ideale”, agli uomini non rimangono che i valori sociali; quelli che facevano dire sempre a Nietzsche: “una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte, salva restando la salute”.
Adesso noi siamo tutti così: siamo tutti l’”ultimo uomo”, e anziché prendere consapevolezza di questo mutamento antropologico, per tentare una sterzata verso le stelle, entriamo nelle televisioni a recitare un ruolo a cui nessuno più crede. Ma che molti pensano sia ancora utile per raccogliere qualche voto.
Senza l’invisibile, siamo condannati a rassegnarci al visibile. E nel visibile sono gli occhi a vedere, non il cuore.
Tino Di Cicco