(10/05/2021)
E gli angeli dissero: «Maria, in verità Dio ti ha purificata ed eletta tra tutte le donne del mondo». Questo è il versetto 42 della terza sura del Corano (intitolata “La famiglia di Imran”, padre di Mosè e Aronne).
Lo storico Girolamo Nicolino c’informa che Santa Maria del Tricalle risale al 1322. Il delubro a pianta ottagonale ricalca la figura della Chiesa dell’Ascensione a Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, ove Gesù risorto «fu levato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi» (Atti degli apostoli, I, 9-12).
Quando progettarono l’opera, i costruttori teatini tennero conto che la Chiesa dell’Ascensione era già moschea dal 1198, cioè dal tempo della momentanea riconquista della Città Santa da parte del Saladino (2 ottobre 1187), cui seguì la pace di Ramla che chiuse la III crociata (1192); Gerusalemme sarebbe rimasta sotto sovranità islamica ma aperta ai pellegrinaggi. Ancor oggi, le autorità musulmane che controllano l’area permettono in loco le celebrazioni cristiane.
Da rimarcare il fatto che l’ascensione del Cristo è anche un dogma coranico (IV, 158): «Dio lo ha elevato fino a Sé».
Ogni moschea ha una nicchia (mihrab) che indica la direzione (qibla) verso la quale i fedeli devono prostrarsi; al versetto 144 della seconda sura, infatti, così è prescritto: «Volgiti dunque verso la Moschea Sacra» (Al-Masjid Al-Haram), cioè verso la Ka’ba (l’edificio cubico che conserva la Pietra Nera alla Mecca). Dall’interno di Santa Maria del Tricalle, il mihrab è il portale d’ingresso alla chiesa, magistralmente scolpito e perfettamente orientato, come abbiamo verificato grazie all’amico e architetto Alessandro Iezzi.
Si disvela per Chieti un compito prezioso, antico ma sempre nuovo: aver cura.