Intervista a Marco Billi su AbruzzoWeb
L’AQUILA – “C’è nella legislazione italiana un vuoto di tutela per i cittadini che vengono coinvolti nel fine vita e che non hanno un supporto normativo al quale fare riferimento. Lo stesso accade per i magistrati in cause che vedono coinvolti ad esempio medici che in qualche modo intervengono nelle scelte del fine vita. Un vuoto che coinvolge infine gli stessi medici. Ebbene, non avere una disciplina del legislatore è una lacuna che non ci possiamo più permettere”.
Parte da questa riflessione, formulata nell’intervista ad Abruzzoweb, l’intento da parte del giudice del Tribunale dell’Aquila, Marco Billi, di scrivere il libro “Soli nel fine vita, Il caso Cappato e la necessità di una legge”, edito da Edizioni Mondo Nuovo di Pescara, nelle librerie italiane dal prossimo 10 luglio, e che sarà presentato domani a L’Aquila nel corso del convegno-dibattito “Fine vita, il silenzio del legislatore e il ruolo delle Regioni”, dalle ore 19 a L’Aquila, nell’agorà del Palazzo dell’Emiciclo.
“L’idea di scrivere il libro – spiega Billi – è nata dal mio studio sul processo all’esponente radicale Marco Cappato, per il suo aiuto al suicidio assistito di DJ Fabo, in una clinica svizzera. Vicenda segnata da creata una situazione di impasse giuridica. E dal fatto che è caduta nel vuoto la diffida della Corte costituzionale a disciplinare la materia in senso conforme al dettato costituzionale”
Billi respinge poi l’accostamento tra eutanasia ed eugenetica, perorato dal fronte “pro-vita”.
“Eugenetica è la soppressione di un malato scomodo – argomenta il giudice -, magari perchè pesa sul sistema sanitario. Le pratiche eutanasiche che vorrebbero essere introdotte con il referendum, sono il contrario: la premessa è l’esplicita e consapevole richiesta del paziente, sulla base del diritto di disporre della propria vita, e che chiede di essere accompagnato dolcemente al fine vita in nome della propria dignità, delle proprie condizioni in quel particolare segmento terminale della propria esistenza, rifiutando l’accanimento nel mantenere in vita per forza una persona contro la sua volontà”.
“Il trapasso tra la vita e la morte, grazie ai grandi progressi medici – osserva poi Billi – non è più un momento circoscritto, ma una fase della vita che può comportare enormi sofferenze. Dunque andrebbe tutelata la volontà del paziente, che chiede una morte dignitosa, a determinate condizioni, che la stessa Corte costituzionale ha invitato a tradurre in legge”.
(Fonte: AbruzzoWeb.it)
IL VIDEO DELL’INTERVISTA A MARCO BILLI: