Recensione del libro “Dèmoni, streghe e battaglie” di Dalmazio Frau
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(L’identità, 25 giugno 2022, pag. 20)
Dèmoni, streghe e battaglie di Dalmazio Frau (Edizioni Mondo Nuovo, in uscita il 24 giugno 2022) è un affresco rutilante che si dipana lungo le orme di uno dei più misteriosi e poliedrici artisti del Seicento italiano: Salvator Rosa. Pittore, musicista, teatrante, avventuriero, spadaccino, appassionato di occultismo e alchimia, Rosa affascina il lettore moderno per le sue mille sfaccettature e per l’incedere passionale e ribelle in cui si muove in “un mondo di chierici, cardinali, principi e accattoni, prostitute e bravacci”. Quello dei bassifondi di Napoli, della Firenze delle grandi accademie, e soprattutto della Roma dei Papi, dei marmi e dei bordelli, nel pieno della Controriforma, tra i chiaroscuri – drammatici come in un dipinto barocco – di un secolo pieno di contraddizioni. La religiosità carnale del popolo, il confine labile tra santità ed eresia, tra scienza e magia, la morte che serpeggia in Europa tra guerre e pestilenze, i venti sinistri dell’Inquisizione che soffiano sulla paura per il Diavolo e le sue tentazioni. E ancora, le trame delle organizzazioni segrete, il potere dei Gesuiti, l’ombra dei Rosa+Croce, la misteriosa Compagnia della Morte partenopea; e la stregoneria, quella vera e quella paventata dalle tante leggende e dicerie. La parabola umana e artistica di Salvator delle battaglie si intreccia a doppio filo con quella di un secolo votato alla Ragione eppure pervaso da afflati magici, tra retaggi pagani, sensualità, superstizione e suggestioni alchemiche.
Il repertorio immaginifico di Rosa – che raggiunge il suo apice creativo nelle vivide e inquietanti rappresentazioni dei sabba, tra streghe dalle carni flaccide e dèmoni dall’aspetto di animali mostruosi riportati in vita da una magia empia, in parte reminiscenti dell’iconografia fiamminga e nordica, in parte espressioni originali della sua personale sensibilità – offre all’autore ripetute occasioni per aprire parentesi e spiragli sulla realtà dell’epoca che ispira il pennello dell’artista: le streghe popolane di Roma, Napoli e Benevento, il curioso scandalo orgiastico di Suor Giulia, l’esoterismo colto di Cristina di Svezia e del suo cenacolo di intellettuali, nobili e alti prelati (il gesuita Kircher, il Marchese di Palombara), entro il quale Salvatore era sicuramente ben conosciuto.
Uno spaccato del Seicento occulto e sotterraneo visto attraverso il caleidoscopio della vita di un artista “maledetto”, un precursore del Romanticismo al contempo in anticipo e in ritardo sulla sua epoca, che forse più di ogni altro incarna lo spirito del Secolo d’Oro.
(Fonte: L’identità, 25 giugno 2022, recensione di Claudia Caranfa)