(14/04/2020)
Non tutti sanno che, alla base dell’italiano illustre di Sicilia e Toscana, vi furono i pianti funebri per la passione del Cristo; questi componimenti si svilupparono a partire dal secolo XII in Centro Italia, e sono vivi ancora oggi in forma di canti popolari.
Della stessa area geografica e del medesimo secolo, il dodicesimo, è la lamentazione giudaico-italiana intitolata splendidamente: “Le ienti de Sïòn plange e lutta”; proprio in quel tempo, nel 1165, il viaggiatore spagnolo Beniamino di Tudela incontrava giudei recabiti in Arabia che non mangiavano carne, non bevevano vino e lamentavano la caduta di Gerusalemme.
Certo, già un certo Gesù ben Anania era solito declamare: «Povera Gerusalemme, povero il popolo, povera la città, povero il Tempio!»; morì durante il celeberrimo assedio dell’anno 70, non prima d’aver frullato ironia, satira e sarcasmo nel suo lapidario epitaffio: «E poveretto anche me!».