Conserva una dignità che quasi mi offende, una “leggerezza” che mi umilia. Le indico “train de vie”, il centro per l’assistenza di quelli che non hanno come me un paio di scarponi nuovi ai piedi per superare l’inverno. Le indico il luogo dove sembra ci sia ancora un residuo di comunità, mentre noi celebriamo in solitudine il nostro confort.
Non dovrebbe essere possibile che mentre un branco di lupi sa condividere la preda; una cosca di banditi sa condividere il bottino, la nostra comunità di esseri razionali impone ad ognuno di arrangiarsi come può.
Non dovrebbe essere possibile che in un Paese che ad ogni tocco di campane rivendica le sue radici cristiane, ci possano essere vecchi con la bava alla bocca per le “olgettine”, e ragazze costrette da un tic, da un niente, a dover transitare l’inverno dentro i cartoni.
Se tra i parametri di Maastricht fossero stati previsti non solo indicatori economici, ma anche di natura etica, saremmo già stati espulsi dalla comunità degli europei.
Dovrebbe esistere non solo lo spread sul costo del denaro per misurare la distanza tra l’Italia e la Germania, ma anche quello per misurare il differenziale nei nostri costumi.
Ma noi non siamo toccati dal voyeurismo senile del Minotauro, e non solo perché siamo stati “educati” dalle sue televisioni , e siamo perciò in grado di metabolizzare tutto, ma ancor di più perché eravamo già disponibili ( di più : eravamo interessati ) ad essere “educati” dalle sue televisioni.
Così più la nostra “coscienza” diventa impermeabile alle nefandezze e alle ingiustizie, più ripetiamo di “avere la coscienza a posto”.
Non sappiamo più dove trovare un pungolo capace di renderci in-quieti; un riferimento nobile per umiliare i nostri giorni.
Non è più in grado di farlo la cultura, se le nostre università sono state occupate dal familismo.
Non è più in grado di farlo la politica, se questa nobilissima attività è diventata quasi solo un pretesto per arrampicatori sociali.
Forse bisogna saper guardare tra gli emarginati; tra le panchine invernali delle stazioni per trovare un’emozione che sappia educarci ad altro. Forse dovremmo imparare a capire con tutta l’anima che tra i piedi nudi al freddo dei disadattati , e i nostri vezzeggiati dalle scarpe nuove, passa un refolo di niente.
Qualcuno cade di là, qualcun altro rimane di qua. Ma illudersi che sia il merito, e non il caso a decidere chi di qua e chi di là, è pura follia.
Tino Di Cicco