C’è la riflessione sull’arte («niente lirismo artefatto/ e soprattutto orrore del pittorico. Guardarsi dalle marmellate pittoriche») e c’è la passione, anzi piuttosto la malinconia del mal d’amore («Ho un animale/ egoista, non pensa che a se/ stesso. Ma una creatura/ morta, lontana, può essere/ viva e vicina nella vita di un/ poeta. Più che se fosse vicina/ vive nella sua commozione per/ miracolo»). Pennellate interiori che si fanno parole e, in una struttura da realismo magico, finiscono per dialogare con i disegni (nella foto quello di pagina 10) che s’intercalano agli appunti o ai conti delle spese. Filippo de Pisis. Diario 1931-’32 è il bel libro che la storica dell’arte Chiara Strozzieri (Edizioni Mondo Nuovo) dedica a uno straordinario taccuino compilato durante gli amori e gli ardori degli anni parigini. Una gemma preziosa appartenuta a un medico friulano che da grande collezionista visse in quella Venezia tornata a splendere grazie a una straordinaria stagione di creatività soprattutto figurativa. E proprio nel suo studio di dermatologo, avvenne lo scambio tra le cure di cui de Pisis abbisognava e le pagine ora analizzate con rigore nel saggio che sarà oggi presentato al Museo del Novecento che proprio a de Pisis sta dedicando una bellissima mostra. E allora la scoperta di questo diario diventa davvero un bel modo per rivivere la Venezia di Carlo Cardazzo e la sua Galleria del Cavallino, Giuseppe Cesetti, Rodolfo Pallucchini, Peggy Guggenheim. Ma anche riscoprire da dietro le quinte le idee sull’estetica pittorica che agitavano il maestro in quegli anni parigini e la sua passione per il nudo e soprattutto per i nudi che andava cercando per strada con lo scopo di metterli davanti alla tela (e magari dentro al letto). Salvo poi struggersi nella delusione per rapporti che si rivelavano fugaci.
Chiara Strozzieri, «Filippo de Pisis. Diario 1931-’32», edizioni Nuovo mondo, oggi con Sibylle de Mandiargues alle 18 al Museo del Novecento.
(Giannino Della Frattina, per “Il Giornale” del 12 febbraio 2020)