Appena ho ricevuto il libro “Oltre la tela”, l’ho subito letto con molto interesse. Non ho rispettato l’ordine cronologico delle conversazioni con gli artisti, ma bensì l’ho sfogliato da una parte all’altra attratto da un’immagine oppure da una frase, quasi preso dalla voglia di slegarlo per poi ricomporlo in una razionale progressione. Ho trovato coinvolgente tutto l’iter percorso e le domande che hanno approfondito la conoscenza di ciascun’artista. Perché ancor più di una biografia, quando parla l’artista, e questo è un tuo merito, ci permetti di osservare meglio tutti i lati della persona che altrimenti rischiano di rimanere celati spesso da aspetti superficiali solo utili alla cronaca. Sovente inoltre, quando si parla di Arte, per una malsana formazione indotta dalla scuola, i discorsi con gli artisti sono proiettati subito su temi riguardanti il lavoro pratico, ovvero, la tecnica, il materiale, le dimensioni, ecc., che con tutta sincerità appartengono a qualcosa di marginale rispetto alla vera essenza dell’arte, perché la bottega e il lavoro sono un’altra cosa e non possono essere confuse con la pratica rituale dell’esecuzione. Altresì poi ci sono le situazioni umorali: vedi per esempio l’artista che si sveglia nel cuore della notte colto da folgorante ispirazione!
Questi aspetti secondo me sono più idonei a qualcosa di artigianale, di ripetizione in serie, che hanno più a che fare con la produzione che con la creatività poetica di una vena ispiratrice. Con questo non voglio dire che il lavoro di un artista può limitarsi solo all’esteriorità del fare, la progettualità e l’operare hanno una loro semantica, ma non devono secondo me diventare l’elemento principale del racconto di una operazione artistica. Con le tue domande, riesci ad approfondire un discorso nella maniera più ampia, diciamo interdisciplinare, che poi è quello che ci permette di capire il mondo che ruota intorno al senso di opera d’Arte. I tuoi interrogativi infatti esulano dallo stereotipo convenzionale e ci lasci con la perplessità, senza svelare tutto il concetto che è parte integrante dell’opera e dell’Arte tutta. Le parole di ciascun artista quindi si incastrano in una sorta di puzzle variegato e costruiscono un immaginario “altro”, in un vasto insieme di tutto quello che l’Arte stessa è da sempre: un mistero!
Diventiamo spettatori dell’opera che l’artista ha eseguito, che essa sia un quadro su tela/carta, oppure una operazione plastica tridimensionale. Il libro ha il pregio di farci diventare fruitori di porzioni in ombra che l’opera d’arte non svela sempre apertamente. Queste conversazioni ci aiutano a dialogare con l’artista stesso e parallelamente con l’opera e il lavoro che viene svolto da ciascuno. Sono dialoghi sereni, aperti e sempre penetranti, fanno emergere il carattere di ciascuno artista “oltre”. Ogni dialogo non pone una conclusione, ma piuttosto una prosecuzione in divenire, come l’opera stessa è per sua natura, e cioè una progressione, che pur avendo una indiscussa epifania, nel tempo si stabilizza e prende di volta in volta, l’aspetto del tempo e dello spazio che la circonda.
A presto quindi Anthony, per una nuova conversazione nell’Arte e non solo.
Giorgio Kiaris, pittore e Presidente della Fondazione Gastone Biggi